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Laguna nera

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È ancora Venezia la protagonista del secondo caso del commissario Aldani, non quella da cartolina cui siamo abituati, ma una città sconosciuta ai più, sulla quale aleggia, mista alla nebbia di novembre, un'ombra di paura e di morte

10 ottobre 1980. Quella notte, passata alla Storia come «Notte dei cambisti», la banda di Felice Maniero allungava le sue rapaci mani sul gioco d’azzardo in Laguna, consacrando così il prevalere della Mala del Brenta sulla malavita veneziana.
30 aprile 1984. Alle 2.43 del mattino il Casinò di Venezia era teatro di una rapina divenuta leggendaria e i «sette uomini d'oro», come furono soprannominati i banditi, si dileguarono con un bottino di oltre due miliardi di lire.
5 novembre 2012. Il pontile del Casinò è teatro di un sanguinoso agguato. La vittima è un assessore, noto per i suoi non sempre limpidi legami con la politica locale.
È un filo di morte quello che dal lontano 1980 arriva fino a oggi, per avviluppare il commissario Nicola Aldani in un'indagine complessa. Accanto a lui tornano il fedele Schinco, l'amico d'infanzia ora giornalista del Gazzettino, il capitano Colucci della Guardia di Finanza, l'insostituibile, anche se spesso snervante, ispettore Manin e il buon Vitiello al timone dell'inaffondabile Toni.
E mentre la vita privata reclama il suo spazio (una moglie e tre figli lo aspettano ogni sera a Mestre), il commissario Aldani non può smettere di sognare la sua altana, quell'angolo di Venezia che lo aiutava a pensare, «un angolo sottratto all’ombra delle case e dei palazzi, dove il sole non smetteva mai di battere e il vento di soffiare...»

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