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Nero di maggio

Numero di pagine
304
Formato
Brossura fresata con alette
Ean
9788850248346
La prima indagine del giovane capitano Arcieri

Primavera del 1938: Adolf Hitler e Benito Mussolini cementano le basi della loro funesta alleanza. Preludio simbolico dell’asse è la visita del Führer in Italia: Roma, Napoli e, per ultima, Firenze. Pochi giorni prima dell’arrivo dei due dittatori sulle rive dell’Arno, però,viene scoperto il cadavere di una prostituta. Un caso ordinario, a prima vista. Eppure gli esponenti fiorentini del regime iniziano a tremare... Affetto da un’inguaribile curiosità «professionale», il giovane capitano dei Carabinieri Bruno Arcieri, appena arrivato a Firenze da Milano, dà inizio a un’inchiesta testarda, più volte ostacolata da personaggi oscuri. Colpo di scena dopo colpo di scena, delitto dopo delitto, Arcieri, nel nome della giustizia, dovrà ingaggiare un’ultima, disperata battaglia contro il colpevole e, allo stesso tempo, contro le tragiche condotte squadristiche che hanno avvelenato la vita quotidiana e politica del nostro Paese durante il ventennio nero.
Serrato e documentato romanzo storico dalle tinte gialle, Nero di maggio segna l’atto di nascita della figura di Bruno Arcieri, la sua prima avventura, l’esordio di una lunga serie di indagini che, attraverso l’evoluzione del personaggio, darà modo a Leonardo Gori, e ai suoi lettori, di ripercorrere con piglio narrativo avvincente decenni cruciali della storia italiana.

«Un romanzo come Nero di maggio non è senza precedenti e può essere riferito a uno spazio letterario di grande significato nel quadro della vita attuale, proprio come una voce che torna a parlarci dal e del nostro passato, comunicandoci ancora emozioni profonde, sensazioni che credevamo perdute, e proponendoci la necessità di riflettere e giudicare quegli eventi lontani.» Giorgio Luti, dalla Postfazione 

Ho preso in mano il libro pensando di sfogliarlo soltanto e invece l'ho letto d'un fiato.

Fedelmente ricalcato nelle geografie in bianco e nero dell'epoca, il romanzo si giustifica nell'originalità dell'impianto, nella fotografia smorzata o accecante dei caratteri, portandoci a spasso in una dimensione di delirio quasi onirico, ma purtroppo parte integrante del nostro passato.

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